Tutti giù per terra
Perché il sitting volley nelle scuole?
l'attività di sitting volley nelle scuole elementari (NB: sempre e comunque adattato, per cui in alcuni casi potremmo chiamarlo "sitting relaunchedball" = palla rilanciata da seduti) durante il primo e secondo periodo didattico laddove cioè l'età degli alunni prevede una visione del mondo ancora egocentrista (1^, 2^ e spesso anche 3^ elementare), consente di far effettuare anche agli alunni senza disabilità un gioco più controllato ed ordinato, impedendo ai bambini più attivi ed esuberanti di escludere dal gioco i compagni scoordinati, impacciati, timidi o semplicemente che occupano le zone limitrofe alla loro (quelle più a portata di un loro 'intervento a prescindere').
Dal terzo 'periodo didattico' (4^ e 5^ elementare) gli alunni, se cresciuti in ambiente 'sano' ed istruiti, dovrebbero aver superato la fase egocentrica, ma il sitting volley può risultare ancora utile per contenere nel gioco gli alunni leader, impedendo loro di portarsi continuamente in 'zona rete' a chiedere palla, ogni qualvolta la propria squadra sia in attacco, favorendo così gli altri giocatori. Inoltre il sitting è molto propedeutico per la comprensione dei meccanismi di rotazione della propria squadra all'avvenuta conquista del diritto a servire, nonché all'inserimento del concetto di zona di competenza in relazione al momento di gioco e alla posizione della palla.
Nelle scuole elementari, risulterà quasi sempre improponibile il gioco del sitting volley (quindi con tocchi al volo) con un pallone ancorché di gommapiuma. Ciò non rende impossibili gli esercizi a terra a coppie o gruppi, passaggi al volo con auto-lancio dopo aver bloccato la palla, sporadici tentativi di far giocare al volo senza l'obbligo del passaggio ad un compagno, ecc..
Per il medesimo motivo, il sitting volley adattato è idoneo all'attività motoria integrata degli studenti con disabilità intellettiva di lieve entità (adeguatamente preparati da esercizi effettuati a coppie), in special modo nelle scuole medie e ancor più nelle superiori:
nel gioco del sitting volley l'alunno normodotato deve contare (e quindi sostenerlo convintamente) sul lavoro svolto in squadra dall'alunno disabile, non potendosi sostituire a lui. Contemporaneamente, la difficoltà della costruzione del gioco non gli permetterà di prendere facilmente di mira nel campo avverso il giocatore disabile, per ottenere il punto.
Il sitting volley, comunque, non è (e non potrà mai essere) uno sport integrato a 360° per le persone con disabilità fisica, in quanto riescono a giocarci soltanto coloro che possono mantenere la postura seduta a terra senza dover mantenere le mani sempre in appoggio a terra. Da questo punto di vista, si vedrebbero esclusi la maggior parte degli scolari con importanti disabilità (gravi cerebrolesioni). Anche in questo caso, però, ci può venire in aiuto un adeguato adattamento alla singola esigenza, come il tenere in campo un atleta in carrozzina, piuttosto che far sedere, dietro l'alunno, una persona (compagno o insegnante) che lo aiuti a mantenere l'equilibrio in posizione seduta a terra, ecc.. ed utilizzare palloni di morbidezza e peso adeguato!
Dal terzo 'periodo didattico' (4^ e 5^ elementare) gli alunni, se cresciuti in ambiente 'sano' ed istruiti, dovrebbero aver superato la fase egocentrica, ma il sitting volley può risultare ancora utile per contenere nel gioco gli alunni leader, impedendo loro di portarsi continuamente in 'zona rete' a chiedere palla, ogni qualvolta la propria squadra sia in attacco, favorendo così gli altri giocatori. Inoltre il sitting è molto propedeutico per la comprensione dei meccanismi di rotazione della propria squadra all'avvenuta conquista del diritto a servire, nonché all'inserimento del concetto di zona di competenza in relazione al momento di gioco e alla posizione della palla.
Nelle scuole elementari, risulterà quasi sempre improponibile il gioco del sitting volley (quindi con tocchi al volo) con un pallone ancorché di gommapiuma. Ciò non rende impossibili gli esercizi a terra a coppie o gruppi, passaggi al volo con auto-lancio dopo aver bloccato la palla, sporadici tentativi di far giocare al volo senza l'obbligo del passaggio ad un compagno, ecc..
Per il medesimo motivo, il sitting volley adattato è idoneo all'attività motoria integrata degli studenti con disabilità intellettiva di lieve entità (adeguatamente preparati da esercizi effettuati a coppie), in special modo nelle scuole medie e ancor più nelle superiori:
nel gioco del sitting volley l'alunno normodotato deve contare (e quindi sostenerlo convintamente) sul lavoro svolto in squadra dall'alunno disabile, non potendosi sostituire a lui. Contemporaneamente, la difficoltà della costruzione del gioco non gli permetterà di prendere facilmente di mira nel campo avverso il giocatore disabile, per ottenere il punto.
Il sitting volley, comunque, non è (e non potrà mai essere) uno sport integrato a 360° per le persone con disabilità fisica, in quanto riescono a giocarci soltanto coloro che possono mantenere la postura seduta a terra senza dover mantenere le mani sempre in appoggio a terra. Da questo punto di vista, si vedrebbero esclusi la maggior parte degli scolari con importanti disabilità (gravi cerebrolesioni). Anche in questo caso, però, ci può venire in aiuto un adeguato adattamento alla singola esigenza, come il tenere in campo un atleta in carrozzina, piuttosto che far sedere, dietro l'alunno, una persona (compagno o insegnante) che lo aiuti a mantenere l'equilibrio in posizione seduta a terra, ecc.. ed utilizzare palloni di morbidezza e peso adeguato!